Il Garand e la minestra
La cucina odorava di cipolla soffritta. Vinetta mescolava lentamente la minestra, mentre Beppe, seduto al tavolo con il suo Garand finto appoggiato alla sedia, borbottava.
Beppe: «Sai, Vinetta, se ci fosse da difendere la Città, questo Garand sarebbe pronto.»
Vinetta (senza alzare lo sguardo): «Pronto a che? A far ridere gli assalitori?»
Beppe: «Non ridere, donna. Ha spaventato più ladri questo pezzo di legno che certe guardie in carne e ossa.»
Vinetta: «E infatti i ladri non sono più venuti… ma forse solo perché sanno che gli offro la minestra.»
Beppe aggrottò le sopracciglia, ma gli occhi si illuminarono.
Beppe: «La tua minestra è un’arma segreta, questo è vero. Può convertire anche il nemico più feroce.»
Vinetta (sorridendo): «Allora smettila di lucidare il tuo Garand e vieni a sederti. O ti metto il fucile nel piatto, così lo mastichi meglio dei crostini.»
Beppe sospirò, posò l’arma accanto alla sedia e si accomodò.
Beppe: «Sai, Vinetta… tu mi prendi sempre in giro. Ma senza di te io non avrei niente da difendere.»
Lei gli accarezzò la mano con dolcezza, poi con tono sbrigativo:
Vinetta: «E allora difendimi lavando i piatti, stanotte.»
Aggiungi commento
Commenti