Della Luna che discese in piazza, et del panico che ne seguì

Pubblicato il 10 dicembre 2025 alle ore 11:42

Anno Domini MCDLIV, al tempo della Luna delle Brume

Nella notte in cui la nebbia avvolse la Città come velo di madre vellutata, accadde un prodigio tale che molti ancora tremano a narrarlo. Quando l’orologio della torre suonò la mezzanotte, la luna – fin allora celata da nubi spesse – discese viva, piccola come una lanterna, e venne a posarsi nella Piazza del Broletto, tra le pietre fredde e l’acciottolato silenzioso.

Gli abitanti, svegliati dal bagliore chiaro et pallido, si riversarono fuori dalle loro dimore: qualcuno gridò, qualcun altro si inginocchiò, credendo fosse manifestazione di miracolo. Il lume lunare tremolava come fiamma d’incenso, e tutta la piazza parve bagnata di argento.


Intervenne il Canonico Stizzito, con voce tremante: “Questo è segno d’impurità nel cielo, o d’ambizioni di stregoni. Svuotate la piazza, tornate alle vostre case, e pregate che la Luna riprenda il suo posto.” Ma la luna, come a beffa, rimase sospesa a mezz’aria, e nessuno osò avvicinarsi.


Passarono ore – o forse fu un solo istante – e al levar del vento la luna si sollevò, tornando al suo firmamento senza rumore. Restarono i testimoni, gli occhi lucenti, e un silenzio così profondo che pareva lapide. Alcuni giurarono d’aver udito un mormorio, come di vecchie canzoni dimenticate.


Il cronista annotò che mai, nei registri della Città, v’era stato evento tanto straordinario. Eppure, alcun danno né meraviglia duratura si videro il dì dopo. Solo una strana malinconia, come se la Città avesse intravisto un’altra realtà e poi la perduta.


E così, per un solo cuore di notte, la luna scese in piazza, e la Città si svegliò diversa, pur restando la medesima.

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