Del Lampione che ricusò lo spegnimento et de’ prodigi che ne seguirono

Pubblicato il 20 novembre 2025 alle ore 16:54

Anno Domini MCDLVII, al tempo della Luna del Ritorno

In questi dì, nella Piazzetta del Custode, avvenne cosa mirabile et degna di memoria. Il vetusto lampione a candela, che da secoli veglia sopra l’uscio della Vecchia Taverna, ricusò d’estinguersi, quantunque più volte fosse tirata la cordicella dal guardiano notturno et pronunziate parole assai poco devote.

La fiammella, invece, arse con costanza insolita, parendo quasi dotata di volontà propria. Molti vi scorsero un segno celeste: “La Città non dormirà mai più” proclamò l’oste, levando in alto un boccale sì che parve un calice consacrato. Altri, più pratici, dissero che trattavasi di comodo lume, giacché evitava inciampi ne’ lastricati sdrucciolevoli.

Il Canonico Stizzito, interrogato sull’accaduto, bollò l’evento di superstizione perniciosa: “Una luce che mai si spegne reca sospetto di eresia, o peggio ancora di disordine municipale.

Nondimeno, fanciulli et coppie d’amanti ogni vespro si radunano sotto il lampione per ritrarsi in effigie, ché la sua luce dona al volto riflessi d’ambra. Il custode, sconfitto, affisse cartello che così recita:

Si ammonisce chiunque dal tentare lo spegnimento: il lampione ha intrapreso moti straordinari per proprio capriccio.

Et così la Città, solita a brontolare per ben minori faccende, stavolta si lasciò incantare da una fiamma ribelle che volle farsi picciolo sole.

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