Dell’editto delle campane et del malcontento del popolo

Pubblicato il 4 settembre 2025 alle ore 20:25

Anno Domini MCDXLII, nel giorno di San Umile Confessore

Sia noto et ricordato che, nel dì testé trascorso, il reverendissimo Cardinal Tettabella, mosso da zelo pastorale ma anche da udito delicato, promulgò in piazza editto curioso et controverso:

“Da quest’ora innanzi, le campane della Città Bassa non suoneranno più di tre rintocchi per volta, ché il quarto reca disturbo al mio riposo et smuove i nervi del clero.”

Gran tumulto ne nacque fra il popolo, massime tra li mercatanti della Città, i quali da secoli regolavano affari e mercanzie col computo de’ rintocchi. Alcuni giurarono d’aver perso contratti e polli per mancanza di rintocco quarto.

Un tal Spadino, garzone di bottega, presentossi innanzi al Broletto et dichiarò:

“Se le campane tacciono, chi mi dirà quando l’ora è giunta di portar il pane sfornato? Non posso certo guardare il sole, ché abbaglia et brucia gli occhi miei!”

Il Cardinal Tettabella, infastidito, rispose:

“Guardati l’ombra tua, figliolo. Ella non mente mai, se non a mezzogiorno.”

La folla rise sommessamente, ché discreta era per natura, ma malcontento serpeggiò nelle vie. Fu allora che l’abate Gentilini, presente al consesso, sentenziò:

“Se il popolo non ode il quarto rintocco, lo inventerà dentro di sé. Et sarà più vero del primo.”

Queste parole, registrate fedelmente dal cronista Bartolomeo Delle Macchie, posero fine all’adunata. L’editto rimase in vigore, ma da quel giorno, al terzo rintocco, i cittadini aggiunsero un colpo di tosse collettivo et un rutto sommesso, ch’essi chiamarono “il rintocco discreto”.

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