Spino e il professor Mandorlini, "Il vento e i cotton fioc"

Pubblicato il 10 settembre 2025 alle ore 14:16

Il vento e i cotton fioc

Spino si sistemò davanti al bancone, facendo cigolare la sua turbinceppa. Un adesivo con scritto Forza Pro Patria! gli si staccò a metà, ma lui lo ignorò. Mandorlini era lì, appoggiato con aria pensosa, come se stesse interrogando il legno del tavolo.

 

Spino: «Professore, lei che sa tutto: se il vento ti parla, cosa gli rispondi?»

Mandorlini (serio): «Dipende. Se è vento di mare, conviene ascoltarlo. Se è vento di montagna, meglio contraddirlo. E se è vento di tramontana… allora bisogna abbracciarlo, perché porta verità gelide che nessuno vuole.»

 

Spino scoppiò a ridere, attirando gli sguardi di un paio di clienti.

Spino: «Lei è un poeta, professore. Io invece col vento litigo sempre: mi spettina i capelli che non ho e mi fischia nelle orecchie.»

Poi abbassò la voce, come per svelare un segreto: «Sa che uso i cotton fioc anche per il vento? Li metto così, come paraorecchie improvvisati. Funzionano malissimo, ma mi fanno sentire preparato.»

 

Il professor Mandorlini lo fissò un attimo, poi inclinò la testa.

Mandorlini: «Vedi, Spino, tu credi di tapparti le orecchie. In realtà stai imparando a dare forma al silenzio. Non è il vento che ti infastidisce: è ciò che ti lascia dentro quando se ne va.»

 

Spino lo guardò con gli occhi vivaci, a metà tra lo stupito e il divertito.

Spino: «E io che pensavo di fare solo l’imbecille con i cotton fioc.»

Mandorlini: «Appunto. È nelle cose che sembrano sciocche che si nascondono le verità più serie.»

 

Il silenzio durò qualche istante. Poi Spino ruppe la tensione battendo un colpo sulla sua trombetta arrugginita.

Spino: «Professore, lei me le rovina tutte. Io dico una scemenza, e lei me la trasforma in filosofia.»

Mandorlini (alzando il bicchiere): «Non rovino, caro Spino. Io… appallottolo.»

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